Conosco poco o niente dell’intelligenza artificiale (IA). Pochi giorni fa un amico mi ha fatto conoscere una Chat di IA, cioè una applicazione che permette di chattare con un programma di IA chiedendo ciò che si vuole. Questa chat è gratuita e a disposizione di tutti coloro che la vogliano ottenere.

Per testarla ho provato a chiedere di sintetizzarmi un argomento al quale mi sto interessando da un paio di mesi.

C’è un’unica parola che descrive la sensazione che ho provato. La parola è: impressionante!

In tempo reale, che per essere concreti si traduce in qualche secondo e che se la connessione è buona diventano uno o due, l’applicazione mi ha restituito un testo completo, coerente, corretto, esaustivo di quell’argomento aiutandomi anche a chiarire alcuni punti su cui avevo dei dubbi. In due secondi. Dopo che ci studio da due mesi.

L’amico, che di mestiere fa l’informatico, mi ha mostrato come, facendo le giuste domande, l’applicazione ha generato per lui un programma informatico che sta attualmente usando per il suo lavoro, sempre in tempo reale e che a lui sarebbe costato forse qualche settimana di lavoro.

Sinceramente, non mi sono chiesto: “dove andremo a finire” ma: “dove siamo già finiti”.

………..

Provo di seguito a rappresentare il modo in cui pensieri, domande e considerazioni si sono avvicendati nella mia mente:

  1. in quanto a questo tipo di performance, l’essere umano è già perdente in partenza: inutile ostinarsi
  2. se la performance continuerà a ricoprire il primo posto tra i criteri della misurazione del valore di un essere umano, in questo campo il genere umano a breve non conterà più nulla.
  3. Il primo luogo sociale dove il valore di un essere umano viene formato, costruito, cercato e valutato è la scuola
  4. La scuola è impostata principalmente per formare alla performance
  5. La scuola valuta sulla base di ciò su cui è impostata: la performance.
  6. Se la scuola non modifica la sua impostazione potrebbe andare incontro alla sua estinzione per evidente inefficacia a formare esseri umani in grado di affrontare il mondo e la vita.

Ho cercato un punto di partenza in questo “massimo sistema”, un punto di messa a terra da cui poter continuare a ragionare senza essere travolto dalla vertigine.

Ho trovato questo: se imparo a distinguere l’essere umano dall’IA posso conoscere le sue caratteristiche distintive, i suoi punti di debolezza e di forza rispetto all’IA e partire da li.

Come faccio a distinguere un prodotto dell’IA dal prodotto di un essere umano?

Proviamo:

Coerenza: I testi dell’IA tendono a essere più coerenti e privi di contraddizioni rispetto a quelli umani.

Velocità di risposta: Istantanea, mentre gli esseri umani possono richiedere più tempo per scrivere una risposta.

Conoscenza: Un programma di IA fornisce informazioni aggiornate fino a una certa data – che corrisponde al suo ultimo aggiornamento – gli esseri umani possono non essere sempre aggiornati o anche aggiornati oltre la data di aggiornamento del programma

Stile neutro: lo stile di scrittura è generalmente neutro e privo di emozioni.

Assenza di errori evidenti: non ci sono errori grammaticali e ortografici evidenti.

 

 

Contraddizioni, tempo lungo, emozioni, errori: ecco alcune cose che, secondo questo semplice e limitato pensiero ricercante, un essere umano avrebbe bisogno di poter vivere liberamente per esprimere d’esordio la sua umanità, per poi nel corso della sua formazione imparare a migliorarsi e a superarsi.

Ma bisogna rispettare profondamente la sua essenza imperfetta e accettare che questa imperfezione possa perdurare nel tempo e di certo non scomparire mai del tutto.

Chissà se la scuola dopo averlo capito – che sarebbe già un grande risultato – potrà mai tradurlo in programmi…

Dimenticavo: il giochino delle differenze l’ho fatto fare all’IA, che in questo è molto più brava e veloce di me.