Ciò che si può ottenere “subito” è, probabilmente, qualcosa che ci lascerà “subito dopo”. La ricerca spasmodica di risultati immediati, insieme alla tendenza a credere che questi possano bastare, è il fenomeno che oggi ci tiene impegnati maggiormente e insieme, proprio per questo, ci toglie il tempo per accorgerci che in questa realtà non c’è spazio per alcun investimento per il nostro futuro, tantomeno per quello di chi conta su di noi per averne uno. Non è facile, oggi, parlare della differenza tra una passione formata dalla successione di migliaia di fuochi fatui, che insieme a loro va e viene in continuazione, una passione senza costi, senza fatica, – che nemmeno si dovrebbe chiamare “passione” – che produce un modo di vivere superficiale, effimero e che chiama in causa la voracità come attitudine per tenerla in vita , e una passione che, a causa dell’inesperienza, non è possibile percepire subito fino in fondo, di cui inizialmente mancano gli indicatori sensibili, per conoscere la quale ci dobbiamo in qualche modo “fidare” di qualcuno che ce la racconti e che ci insegni a “fare la fatica di crederci” senza sentirsi stupidi, senza vergogna, contro ogni odierna convinzione. Genitori, insegnanti, maestri, adulti hanno oggi una grande responsabilità verso chi fa riferimento a loro per capire come continuare a vivere: diventare riferimenti affidabili per potersi permettere di affermare – senza sembrare degli alieni – che ciò di cui ognuno di noi ha bisogno per vivere non esiste ancora nella sua totalità e completezza ma che va costruito e scoperto nel tempo con fiducia e pazienza. A mio modo di vedere, si potrebbe ri-cominciare da qui.